L'8 marzo potrebbe essere una festa se la parità fosse stata raggiunta, ma in un Paese dove c'è ancora così tanto da fare per giungere ad essa non può esserlo.
In questa situazione l'8 Marzo dev'essere lotta e la lotta deve essere sempre: il maschilismo è ancora troppo radicato non solo nella prassi, ma anche nella teoria, nella cultura e nel senso comune, non solo di molti uomini ma anche di molte donne.
C'è un motivo per cui l'8 Marzo bisogna combattere ancora di più: questo sistema che commercializza una ricorrenza scomoda fa sì che in quell'occasione le "festeggiate" siano più unite del solito nei luoghi in cui il trionfo del consumismo si celebra, mentre durante il resto dell'anno le munite di falsa autocoscienza di hegeliana memoria sono tutte prese a darsi delle botte di troia a vicenda ed a contendersi i maschioni più gettonati. Bisogna trovare il modo di unire l'utile al dilettevole e far capire loro che l'8 marzo non sono mimose, non sono auguri da parte dei ragazzi, non sono cene fuori e srippers di dubbia gradevolezza estetica, bensì è un futuro in cui la coscienza di classe che si assume quel giorno diventa perenne ma più responsabilizzata, conscia di voler avere un futuro e una dignità, ma soprattutto una personalità. Mai più schiave della moda e della bellezza, mai più schiave del partner di turno, mai più schiave del piattume e del non pensare.
Oggi non mi adagerò in un letto di mimose, oggi scenderò in piazza a gridare "adesso basta!" e tramite internet cercherò di fa sì che il grido arrivi a quante più persone, e a quante più donne, possibili. E voi che farete?
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