Ho immaginato varie volte cos'avrei potuto fare se mi vedessi negato il diritto alla pillola del giorno dopo o all'aborto o mi trovassi vittima di persecuzioni religiose e mi sono risposta sempre allo stesso modo: mi farei valere. Alzerei la voce, mi rivolgerei alle autorità ed alle associazioni che si occupano di lottare contro queste discriminazioni, scatenerei un putiferio. Forse gliene passerebbe la voglia, a quegli stronzi, di violare la legge per imporre la loro coscienza agli altri.
Se, dopo che hanno fatto di tutto in vita per passare sopra la mia volontà e le mie decisioni rifugiandosi dietro un paternalistico "è per il tuo bene", anche una volta morta mi ritrovassi ad assistere ad uno sfregio del genere, vedendo proclamare una festa nazionale il giorno della mia morte per ricordare ai loro adepti che devono continuare a fare di tutto per imporre la loro scelta agli altri, dovessi vederli lottare per tenere quelle persone in "vita" a soffrire contrariamente alla loro volontà riuniti sotto una bandiera con il mio volto ed il mio nome, la rabbia e la sofferenza sarebbero ancora di più. Non potrei fare niente, perché non sarei più in quel mondo, con due braccia, due gambe e una voce che mi permetterebbero di fare qualcosa per difendermi da questo scempio. Non potrei neanche urlare che io non volevo continuare a stare attaccata a quella macchina nell'attesa di un miracolo che non sarbbe arrivato mai, che smettano di tormentare la gente con le loro imposizioni, e che se proprio non possono farne a meno che lo facciano nel loro nome o in quello di Dio, ma non nel mio. Vorrei essere con lo schieramento opposto, quello che s'indigna di fronte a tutto questo, ad aiutarli a volantinare ed a diffondere la loro idea, vorrei essere su un palco ad una delle loro manifestazioni e gridare dentro un microfono tutta la rabbia accumulata dentro, ma non potrei farlo. Sarei del tutto inerme di fronte ai loro crocifissi ed ai loro manifesti "pro-vita". Che poi di chi difendono la vita? Quella di chi a causa di gravi incidenti o malattie incurabili si trova in una condizione in cui vorrebbe solo poter morire con dignità oppure quella di chi sguazza in quelle disgrazie, come la Chiesa che gestisce gli ospedali privati e i preti a cui si rivolgono i cari della persona in coma per pregare per lei affinché accada il miracolo?
La rabbia e la frustrazione a causa dell'impotenza mi sopraffarebbero, ne rimarrei così affranta che mi sembrerebbe di morire di nuovo.
E loro, che tanto a parole sono attenti a voler placare la sofferenza della gente, hanno speso anche solo un minuto del loro tempo a pensare a tutto ciò?
La scelta di Mario Monicelli, persona intelligente e lucida fino alla fine, è una scelta coraggiosa che ridicolizza gli ipocriti che continuano a voler imporre le loro credenze a tutti noi.
RispondiEliminaPiuttosto che finire nelle mani di chi si dice "pro vita" ma non rispetta le scelte dei vivi, meglio finire la propria esistenza con dignità.
Non potrei essere più d'accordo. Che poi, appunto, pro vita, ma la vita di chi? Degli agglomerati di cellule e di gente che soffre attaccata a una macchina e vorrebbe solo andarsene, degli altri chissenefrega.... e i pro morte dovremmo essere noi?
RispondiEliminaA proposito, avevi già visto questa? http://nonciclopedia.wikia.com/wiki/File:Importanza_della_vita_secondo_il_Vaticano.png
Non l'avevo mai vista.
RispondiEliminaIl grafico è illuminante !
Quanta ipocrisia.
Ci scriverò un post. Grazie per l'info. (ovviamente ti cito come fonte :-) )