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COMPAGNE E COMPAGNI,
PURTROPPO È UNA VITA CHE NON SCRIVO, MA SONO ALLE PRESE CON ESAMI E COMPITINI COME SE PIOVESSE, OLTRE CHE CON ALTRI IMPEGNI DI VARIO GENERE... HO IN CANTIERE L'ARTICOLO SULLA PORNOGRAFIA PER DONNE E DEVO RIVOLUZIONARE LA GRAFICA DEL BLOG, QUINDI A BREVE RITORNERÒ "PIÙ BELLA E PIÙ POSSENTE CHE PRIA".... SALUTI :)
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mercoledì 2 giugno 2010

Fratelli e sorelle d'Italia

Per chi si domandava che ne fosse stato della Lega Nord Padania nel giorno della festa della Repubblica, eccolo servito: il Presidente della Provincia di Bergamo ha così parlato dell'inno nazionale “Dovremmo rifiutarci di cantare le prime due strofe. Mi viene il prurito a cantare ‘Che schiava di Roma’”.
Mi dispiace doverlo ammettere, forse è l'ultima parola che mi fa male alla salute (ahimè, il Cota del Venerdì è come la sigaretta dopo il sesso: irrinunciabile!), però devo spezzare una mezza lancia a favore della Lega: l'inno è da rivedere.
Con questo non voglio dire che bisogni fare un inno per regione come vorrebbero loro, magari in dialetto stretto locale, oppure inneggiare alla modernità a tutti i costi, ma semplicemente che visto che gli anni sono passati, i valori cambiati e il lessico evoluto l'inno sarebbe da, se non sostituire del tutto, quantomeno svecchiare un attimo.
Già dalla prima riga, "fratelli d'Italia", si capisce che manca qualcosa: perchè i fratelli sì e le sorelle no? Abbiamo ormai superato quei tempi bui in cui le donne erano macchine da figli relegate in casa e sottomesse al padre prima e al marito poi... o forse no?
Il buon leghista si lamenta poi della frase "schiava di Roma", ed effettivamente anche quella sarebbe da rivedere, non tanto per la parola "schiava" quanto per il fatto che più che di Roma siamo schiavi di una piccola parte di essa, quella monarchia assoluta governata da un signore vestito di bianco con un cappello a punta in testa, ma non si lamenta del pezzo immediatamente successivo, "Iddio la creò". E tutti gli atei, gli agnostici e i diversamente religiosi che non credono che Iddio l'abbia creata sono anche quelli da discriminarsi?
Non parliamo poi di tutti i valori ormai vetusti, come il sacrificio estremo per la patria ("siam pronti alla morte, l'Italia chiamò"), la supremazia militare di stampo guerrafondaio ("dell'elmo di Scipio si è cinta la testa") ed i richiami offensivi agli altri Stati che sono con noi nell'UE per conflitti ormai conclusi da 150 anni ("già l'aquila d'Austria le penne ha perdute: il sangue d'Italia e il sangue polacco bevè col cosacco ma il cuor le bruciò"): per quanto ancora dobbiamo portarceli dietro?
Parole come Balilla e coorte, inoltre, dopo l'avvento del regime mussoliniano hanno assunto un significato diverso da quello che avevano originariamente, per le nuove generazioni ad esempio Balilla non è più Giambattista Perasso, ragazzino che nel mito lanciò un sasso contro gli Austriaci dando inizio alla rivolta contro di essi, ma l'odioso gruppo fascista in cui la gioventù di una determinata fascia d'età veniva obbligatoriamente raccolta.
Chiunque dica che ciò va rapportato ai tempi in cui Mameli ha scritto l'opera, un 1847 in cui l'Italia ancora non era unita e la mentalità non era certo quella attuale, ha perfettamente ragione: mi domando però come sia possibile far rappresentare l'Italia attuale da un testo così indicativo di valori ormai soprassati.
Non ce l'ho con Mameli nè con l'Italia unita, anzi, un'Italia unita è proprio ciò che voglio: un Paese coalizzato sotto le ali di una comune bandiera e di un brano che, senza dimenticare il passato, riassuma le idee comuni di solidarietà, tolleranza, apertura mentale, non violenza e non discriminazione, più che mai unito per la lotta al fondamentalismo, alla xenofobia, all'omofobia ed al ripristino di valori medioevali aberranti come quelli sopra riscontrati nell'inno ed appoggiati anche da parte di quelli che oggi quell'inno vorrebbero cambiarlo per motivi discutibili.
Allora, fratelli e sorelle d'Italia, di qualsiasi colore, religione (e non religione), idea politica voi siate, che aspettiamo a rimboccarci le maniche per rendere il nostro Paese effettivamente tale?

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